“Sapevamo che sarebbe potuto accadere, ma la risposta che la cooperativa ha saputo dare ci ha sorpreso, ha scatenato tante emozioni e ci ha riempito di orgoglio”. Annamaria Palusci, responsabile del servizio di assistenza nelle strutture per anziani della cooperativa Uscita di Sicurezza, commenta così quello che è accaduto nelle ultime settimane alla Rsa “Costa d’Argento” di Orbetello. “Come tutte le strutture per anziani della Toscana – spiega Anna Lo Bello, direttrice delle struttura – i nostri ospiti e gli operatori sono stati sottoposti al tampone e al prelievo del sangue per controllare l’eventuale contagio da Covid-19 e il 10 aprile scorso è accaduto quello che non avremmo mai voluto: i test sierologici di 9 ospiti recavano tracce di infezione quindi c’era la possibilità concreta che qualcuno di loro fosse entrato in contatto con il Covid-19 e fosse quindi positivo, in convalescenza o guarito”. A dodici giorni dall’accaduto è finalmente arrivata la notizia che nessuno degli ospiti è positivo e, proprio in queste ore, tutto sta tornando alla normalità. Ma la vicenda è servita a capire cose importanti: la capacità di reazione di fronte all’emergenza di tutta la cooperativa, la coesione e la solidarietà che c’è tra i lavoratori, la grande fiducia che ospiti e famigliari hanno nei confronti del personale.
Il 10 aprile scorso, infatti, il test sierologico che, a differenza del tampone consente un’analisi più veloce, aveva infatti evidenziato la presenza di alcuni anticorpi che si generano quando ci sono o ci sono state infezioni. Non è un test specifico per il Covid-19, ma serve a fare una scrematura e ad individuare eventuali casi sospetti. “Di fronte a questi risultati, come prevedono le disposizioni di sicurezza è necessario isolare le persone con sospetto Covid-19 e comportarsi come se il virus ci sia: per questo, appena ottenuti i risultati ci siamo mossi per creare, all’interno della struttura, un’area dedicata, completamente divisa dal resto della residenza, per mettere in sicurezza gli altri ospiti”. In poche ore, quindi, un’ala del primo piano della “Costa d’Argento” è stata allestita per il reparto Covid: sono state individuate 9 stanze dove le persone potenzialmente contagiate avrebbero dovuto trascorrere i giorni che le separavano dalla risposta definitiva. “Per avere la certezza di non essere di fronte a dei casi di Covid-19 era necessario attendere l’esito del primo tampone, fatto il 7 aprile in concomitanza con il prelievo del sangue, e di un secondo tampone, rilevato qualche giorno dopo”. La “Costa d’Argento” per come è strutturata ha reso possibile abbastanza facilmente la creazione di una zona dedicata, ma molti ospiti hanno dovuto lasciare la loro stanza e spostarsi in altri piani: “E’ stato un lavoro impegnativo – ricorda Annamaria Palusci – che ha coinvolto tutti gli operatori, anche chi aveva già effettuato il turno della mattina e che ha comportato dei veri e propri traslochi: abbiamo spostato letti, materassi, oggetti personali”. Ma la struttura ha reagito bene con una grande disponibilità sia da parte del personale sia degli ospiti e dei famigliari. “Abbiamo avvisato subito le famiglie e ci siamo impegnati, come facciamo sempre in questi giorni di isolamento ad informarli tempestivamente delle condizioni dei loro cari”. Un elemento importante, forse, che ha contribuito a non creare il panico è stato il fatto che nessuno degli ospiti sospetti di aver contratto il coronavirus avesse manifestato sintomi come febbre, raffreddore e altro.
“Quando ho riunito il personale per dare la notizia – dice Annamaria Palusci – per un solo momento ho visto la paura nei loro occhi. Ma, appunto, è durata un attimo perché poi tutti, velocemente, si sono rimboccati le maniche e si sono messi al lavoro”. Un gruppo di persone, inoltre, si è candidato, volontariamente, a operare nel reparto. “Era necessario – spiega Lo Bello – che non ci fosse commistione tra gli operatori impiegati nel reparto Covid e quelli al lavoro nel resto della struttura. Conosciamo la disponibilità del personale, ma non ci saremmo immaginati di avere così tante adesioni volontarie”. Un gesto importante, quello fatto dagli operatori e dagli infermieri che dà conto di come la maggior parte dei soci della cooperativa si sente al sicuro e tutelato. “Questo dipende sicuramente dal fatto che appena ci si è resi conto dell’emergenza sanitaria in corso nel nostro Paese la cooperativa ha dotato tutti dei dispositivi di protezione individuale. Ma stiamo vivendo un’esperienza così anomala e difficile che non era facile immaginare la grande disponibilità avuta da tutti”.
E la stessa disponibilità è stata riscontrata anche nelle persone che vivono nella struttura. “Qualcuno all’inizio ha un po’ protestato all’idea di dover lasciare la propria camera e il proprio spazio, ma questo ci dà un’informazione importate su come, per le persone che vivono alla ‘Costa d’Argento’ quella sia a tutti gli effetti la loro casa e, come tutti, si fa fatica all’idea di allontanarsi. Eppure, una volta capita la necessità e compreso che avremmo fatto in modo che anche la soluzione provvisoria sarebbe stata confortevole al massimo, tutti hanno accettato il cambiamento”. E per alcuni ospiti il cambio di programma si è rivelato anche piacevole perché adesso, che l’allarme è rientrato alcuni hanno chiesto di poter rimanere dove negli ultimi giorni sono stati.
Le persone che hanno vissuto l’isolamento per dodici giorni sono ospiti attivi, che partecipano volentieri alla vita della struttura e che già da un mese e mezzo, ormai, hanno modificato le loro abitudini per rispondere, come tutti, alle regole del distanziamento sociale imposto. Hanno dovuto vivere nelle camere loro assegnate, consumare i pasti (preparati separatamente dal personale della cucina, su stoviglie monouso e consegnati con percorsi specifici) da soli, trovare il modo di trascorrere il tempo con l’aiuto degli operatori dedicati. Eppure molte di loro hanno avuto anche la serenità e lo spirito per tranquillizzare i famigliari, con cui si sono rapportati ogni giorno, anche in video chiamata. A dare loro forza, probabilmente, anche il calore mostrato da tutto il resto della residenza: gli operatori dell’animazione, infatti, hanno trovato nuovi modi per mettersi in contatto e uno, sicuramente efficace, è stato la musica. “Qualche giorno prima di Pasqua – racconta Anna Lo Bello – è stata organizzata una festa nel cortile interno. Un’occasione per stare insieme ed ascoltare musica. Alcuni di loro, insieme agli operatori, hanno improvvisato un ballo. Le persone in isolamento hanno partecipato dalle finestre, affacciandosi, danzando, cantando. E’ stato un momento molto emozionante”. Come emozionanti sono stati i numerosi ringraziamenti arrivati dai familiari: “Anche per loro – spiega Lo Bello – questa situazione è molto complicata perché dai primi di marzo non hanno modo di vedere fisicamente i propri cari. Hanno la possibilità di chiamarli e vederli in video e qualcuno, ogni tanto, si ferma fuori dalla struttura per poter salutare il parente affacciato al balcone, ma è chiaro che non è la stessa. Avere il loro supporto e i loro ringraziamenti è un importante stimolo per noi”.
E l’importanza delle emozioni torna anche nelle parole di Annamaria Palusci: “La risposta a questa situazione, che spero di non dover rivivere, mi ha ‘caricata’: ho avuto la conferma che siamo pronti, che siamo uniti, che abbiamo una grande squadra”.