“Rispetto, educazione, responsabilità. Sono i valori che, a una lettura superficiale dei media, sembrano mancare alle giovani generazioni. Troppo spesso, infatti, i giovani ‘fanno notizia’ per azioni criticabili, comportamenti inadeguati, superficialità, nel migliore di casi.
Anche la cronaca del nostro territorio lo dimostra: sempre più spesso parliamo e ci interroghiamo sui ragazzi, quando si registrano atti di vandalismo, aggressioni, comportamenti illegali. Eppure abbiamo esempi diversi che forse non assurgono agli onori delle cronache perché non attribuiamo loro la giusta importanza.
Nel periodo delle vacanze natalizie abbiamo sperimentato un nuovo modo di utilizzare gli spazi della cooperativa nella sede del nostro Doposcuola: abbiamo deciso di mettere a disposizione, gratuitamente, di quanti volessero utilizzarla, una stanza per studiare. Un luogo, da gestire in completa autonomia, dotato di tutti i comfort, dove gli studenti potessero anche incontrarsi con altri, condividere qualche ora di studio, lontano dalla solitudine a cui la pandemia ci ha purtroppo abituato. Non abbiamo chiesto loro in cambio nient’altro che la correttezza – nel prenotare lo spazio, nel gestirlo, nel restituirlo – ed è questo quello che abbiamo avuto.
Un gruppo di circa 20 studenti universitari si è incontrato, in quelle tre settimane nella nostra aula studio. Ha fruito degli spazi e dei servizi, si è guardato intorno, è entrato in contatto con la cooperativa. Problemi, incomprensioni, danni non sono stati registrati, anzi, da questa reciproca conoscenza sono nate alcune idee per animare di più quei locali.
Un’esperienza positiva che si unisce ad altri piccoli ‘segnali’ raccolti in questi mesi. Da quando gestiamo degli spazi sulle Mura Medicee, luogo indicato come uno dei meno controllati della città di Grosseto, non abbiamo registrato danneggiamenti, furti, provocazioni di sorta. Eppure abbiamo messo fioriere, lasciato il mobilio fuori durante la notte, arredato alcuni luoghi con oggetti che avrebbero potuto attirare l’attenzione per un uso inadeguato o per qualche impresa goliardica. Così non è stato. Forse perché in tutti questi casi i ragazzi, più e meno giovani, si sono trovati a confronto con un ambiente curato e accogliente? Forse perché, spesso, è vero che l’incuria chiama incuria?
Penso che dovremmo partire da qui: dal corretto riconoscimento di esperienze e comportamenti che non devono essere magnificati, perché appunto fanno parte della civile convivenza, ma che neppure devono essere dati per scontati, in un momento in cui i giovani si trovano spesso al centro del giudizio degli adulti. Senza toni paternalistici, ma con la semplice presa d’atto che nelle relazioni sociali le responsabilità non sono mai da una sola parte, ma sono frutto dell’incontro tra tutti gli attori in gioco. Da parte nostra, quindi, come cooperativa vogliamo creare quante più occasioni per dare spazi ai ragazzi, provare a creare le condizioni perché possano esprimersi, crescere, provarsi“.
Luca Terrosi, presidente di Uscita di Sicurezza