Favorire la coabitazione tra persone disabili per evitare l’istituzionalizzazione e consentire loro di condurre una vita autonoma, anche quando non c’è il sostegno della famiglia o in previsione del venir meno della rete genitoriale e familiare. Sono questi gli obiettivi del progetto “Dopo di Noi”, previsto da una legge nazionale e sostenuto con forza dalla Regione Toscana per mettere in campo una serie di azioni pensate per assistere, integrare e rendere più autonome le persone disabili prive dell’adeguato supporto familiare o in previsione del venir meno di questo. Il progetto, presentato qualche giorno fa, vede la cooperativa Uscita di Sicurezza tra i protagonisti di questa sperimentazione.
Con il “Dopo di noi” si intende proporre un’alternativa di vita autonoma alle persone disabili quando i genitori vengono a mancare o non si trovano più in condizioni di farsi carico dei propri figli con disabilità psichica, intellettiva o relazionale. In molti casi, infatti, questi non hanno gli strumenti e le competenze per condurre una in autonomia e, nel peggiore dei casi, sono costretti a ricorrere al ricovero in struttura, anche quando il livello di disabilità non è così elevato e potrebbe permettere una maggiore autonomia e libertà. “Ricordiamo – ha detto Luca Terrosi, nel corso della conferenza stampa di presentazione del progetto – che spesso le persone disabili sono ‘istituzionalizzate’ non solo nelle strutture, ma anche nella propria casa: perché vengono assistite e accompagnate, ma non sostenute nel loro percorso di autonomia”.
E proprio per dare questo tipo di risposte il Coeso Società della Salute (che ora comprende le ex zone socio sanitarie Amiata Grossetana, Colline Metallifere e Grossetana) insieme a Fondazione “Il Sole” onlus, associazione grossetana genitori di bambini portatori di handicap (Aggbph) e alle cooperative Uscita di Sicurezza, Cuore e Arcobaleno ha lavorato per presentato un progetto triennale condiviso dalla Regione, che ha ottenuto oltre 500mila euro di finanziamento.
Una coprogettazione, che ha visto il lavoro comune del personale delle tre Società della Salute e del Terzo settore, ben prima della formalizzazione delle nuove aree socio sanitarie proprio con l’obiettivo di mettere insieme competenze, professionalità e risorse per riuscire a garantire un servizio ai cittadini.
Il progetto nel dettaglio
Con il finanziamento regionale e con una quota importante di cofinanziamento da parte dei partner (che ammonta al 27 per cento dell’investimento totale a fronte del 7 per cento di cofinanziamento minimo previsto dal bando) e delle famiglie che saranno coinvolte nella sperimentazione, saranno messi a regime tre tipi di interventi, finalizzati al cohousing, ovvero alla coabitazione. La Regione ha messo a disposizione 418.500 euro da utilizzare in tre anni di sperimentazione e l’avvio del servizio, oltre a 104mila euro di contributi per interventi strutturali, in modo da adeguare gli appartamenti che ospiteranno le persone con disabilità e intervenire su eventuali barriere architettoniche.
Questa cifra sarà impiegata per dare vita a Grosseto a un percorso residenziale per quattro persone disabili che sperimenteranno la vita autonoma in un appartamento, e a alcune residenze per brevi o medi periodi per valutare la possibilità di vivere lontani dalle famiglie e fuori dalle strutture residenziali tradizionali e saranno quindi due gli appartamenti utilizzati e gestiti dalla collaborazione tra i servizi sociali, la Fondazione “Il Sole” e Uscita di Sicurezza; a Follonica, invece, darà vita a una sperimentazione in un appartamento su brevi periodi per i primi due anni, con l’obiettivo di individuare quattro persone da far vivere stabilmente insieme nell’ultimo anno; mentre sull’Amiata, per il momento, si attiveranno percorsi solo per brevi periodi, in cui quindi saranno diverse le persone disabili coinvolte.
Potranno partecipare al progetto, che su Grosseto è già stato sperimentato dalla Fondazione “Il Sole” e che ha messo a disposizione la propria esperienza nel campo, solo persone disabili individuate dai servizi sociali: ogni situazione, infatti, sarà vagliata sulla base di una valutazione professionale che servirà anche a definire un percorso di autonomia personalizzato. Le famiglie delle persone coinvolte dovranno contribuire con un contributo calcolato su base Isee, ovvero sulla base delle reali possibilità economiche delle famiglie. Sono già stati individuati gli appartamenti che ospiteranno le persone disabili e, nei prossimi sei mesi, è previsto l’avvio effettivo del progetto.
Con il progetto sostenuto dalla Regione si intende sperimentare un vero “Dopo di noi” diffuso, a livello territoriale e sociale, che contribuisca a coinvolgere quanti più soggetti possibili e creare una rete anche di privati cittadini che potrebbero, con il loro contributo, sostenere l’iniziativa facendo sì che questo modello di vita autonoma possa essere replicato anche in altre strutture e appartamenti, oltre quelli già individuati.