Si è tenuto giovedì 15 settembre il convegno “Lavoro, welfare e legalità” organizzato da UP Umana Persone insieme a Legacoop Sociali Toscana all’Educatorio di Fuligno (via Faenza, 48) a Firenze.
Un pomeriggio per discutere di temi cari al mondo della cooperazione insieme a Eleonora Vanni, presidente Area Welfare Legacoop Toscana, Luca Terrosi, presidente UP Umana Persone, Vittorio Bugli, assessore alla presidenza della Regione Toscana, Giancarlo Caselli, ex magistrato, Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione “Con il Sud” e Angelo Righetti, presidente di Re.Int e Kit Scholl Fao.
“Uno degli impegni della Regione – ha detto l’assessore Vittorio Bugli – è condividere e divulgare tutte quelle best practice, quelle esperienze virtuose non abbastanza conosciute ma portare avanti quotidianamente dalle cooperative, in modo che diventino un modello di sviluppo per il territorio regionale e non solo”.
“Credo che la rete Umana Persone possa fare da raccordo ai tre grandi temi discussi oggi: il lavoro, il welfare e la legalità”, ha detto il presidente di UP e della cooperativa Uscita di Sicurezza Luca Terrosi.
Questo, il suo intervento integrale:
“Sono molti i motivi che ci spingono a parlare di temi importanti come lavoro, welfare e legalità, ma tre sono quelli che ci stanno particolarmente a cuore e che ci hanno mosso a dare vita al convegno del 15 settembre a Firenze, organizzato da Up Umana Persone insieme a Legacoop Sociali Toscana.
Il primo è un motivo molto serio, legato al tema della legalità nel lavoro di welfare. C’è ancora tanto lavoro “al nero”, tanto lavoro illegale che gira intorno a questo settore. Talvolta succede per necessità, altre volte per una questione meramente strumentale, in ogni caso quel che emerge è un dato di fatto molto poco confortante ovvero che ci sono persone che operano nel welfare ma non rispettano i diritti fondamentali dei lavoratori, ignorando le tutele che, da contratto nazionale, spetterebbero a ciascuno di essi. Così facendo creano un mercato del lavoro sbilanciato, che inficia il lavoro di chi rispetta e tutela i diritti dei lavoratori e mette a rischio – direttamente e indirettamente – l’utente finale del servizio, che si accontenta delle prestazioni di un lavoratore sfruttato e spesso non formato adeguatamente.
Il secondo motivo è legato a doppio filo con la capacità delle cooperative di prevenire i comportanti illegali di altre cooperative. Bisognerebbe far sì che le cooperative innalzassero il livello di attenzione e si guardassero l’un l’altra segnalando eventuali comportamenti scorretti, aspetto verso cui Legacoop sta impegnando notevoli energie. Altra sfumatura del problema è quella che riguarda l’eventualità di cadere in delle “zone grigie” dove, anche se non si agisce direttamente, a volte si rischia di cadere in maniera inconsapevole. Anche in questo senso andrebbe aumentata la capacità di prevenzione e autocontrollo interna al mondo della cooperazione in modo da governare il fenomeno e procedere compatti nella direzione del bene comune.
La terza ragione che ci ha portato a voler fare una riflessione su “Lavoro, welfare e legalità” è quella che ruota intorno al concetto di rispetto della comunità cui si appartiene, in questo caso delle cooperative sociali. Il rispetto della comunità è uno dei presupposti fondamentali di ogni cooperativa seria all’interno della quale va ad inserirsi la dimensione reputazionale, che spinge a dar conto delle proprie scelte anche al di fuori della cooperativa. L’impegno culturale e sociale nella comunità è un dovere di cittadinanza ma è anche un anche sinonimo di prevenzione verso alcune forme di illegalità. Per fare un esempio concreto, relativo alla realtà a cui appartengo, ogni euro speso in più per un servizio di Umana Persone garantisce il rispetto di regole e diritti imprescindibili per i lavoratori delle cooperative aderenti e così facendo contribuisce alla costruzione di una buona reputazione. La dimensione della legalità si gioca anche su questo, sulla costruzione di una buona reputazione oltre che sulla moralità di ciascuna cooperativa”.